INTERVISTA DI KARIMI AZAR CON "FAMIGLIA CRISTIANA"
Nella foto Azar Karimi insieme all'On. Beatrice Lorenzin del Pdl
COSA CAMBIA IL MEDIO ORIENTE - IRAN
ALLE RADICI DELLO SCONTRO CHE SCUOTE IL PAESE
UN POPOLO DUE ANIME
Giovani, donne e borghesi da un lato. Burocrati, miliziani e contadini dall’altro. Gli ayatollah hanno spaccato l’Iran.
PERCHE' HANNO PAURA DELLE DONNE
«Nelle foto della protesta compaiono sempre le donne in prima fila, che innalzano slogan e mostrano striscioni. Le donne iraniane non si sono mai tirate indietro, per questo il regime di Teheran ha paura di loro». Azar Karimi è nata in Italia ventitré anni fa da genitori iraniani fuggiti per motivi politici dal Paese nel 1979, all’indomani della rivoluzione. Suo padre commercia tappeti persiani e presiede l’Associazione rifugiati politici iraniani in Italia; sua madre, interprete di farsi, guida l’Associazione donne democratiche iraniane in Italia. Azar, studentessa di Giurisprudenza a Roma, ha seguito le orme dei genitori: oggi è leader dell’Associazione giovani iraniani in Italia. «Il dissenso, in Iran, è sempre guidato dagli studenti e dalle donne. E magari questa rivolta di piazza servirà anche ad affermare i loro diritti». La protesta, spiega Azar, non ha un colore partitico: «Non si tratta di una manifestazione in favore di Moussavi – il candidato riformatore – e contro Ahmadinejad, bensى contro il regime in sé. Le elezioni sono state il pretesto per iniziare una vasta protesta contro il sistema teocratico per il ristabilimento di una vera democrazia».
Ahmadinejad o Moussavi, per Azar è la stessa storia: il sistema politico va cambiato alla radice. «Il popolo iraniano deve decidere una volta per tutte se vuole la democrazia. E lo deve fare non attraverso una guerra portata dagli stranieri, bensى attraverso una lotta interna, legale, con un referendum indetto sotto la vigilanza delle Nazioni Unite». Azar non ha mai messo piede in Iran, ma parla farsi e ama il Paese dei suoi genitori. «In quanto cittadina italiana potrei andare in Iran, ma avendo i genitori rifugiati politici la mia vita là sarebbe in pericolo. Voglio visitare quel Paese, ma lo farٍ solo quando sarà finalmente libero».