sabato 11 luglio 2009

IL REGIME DEI MULLAH PER GIUSTIFICARE LA REPRESSIONE DEI MANIFESTANTI ATTACCA L'ITALIA


Quando noi insistiamo con tutta la nostra forza che al regime dei mullah e al suo terrorismo bisogna dare una risposta concreta e determinata e univoce sappiamo quello che esprimiamo, perchè conosciamo bene la natura e l'identità del regime dei mullah. E' da trentanni che siamo in una guerra senza tregua con 120.000 morti tra cui donne bambini e anziani di 70 anni.
L'esempio più eclatante dell'aggressività terroristica è la convocazione dell'ambasciatore italiano al ministero degli esteri di Teheran per contestare «L'omicidio della signora Sherbini, l'indifferenza dall'occidente e dei membri del G8 come il vostro sono solo un esempio del modo equivoco con cui Paesi come il vostro gestiscono i diritti umani e quelli delle minoranze. Soprattutto se di mezzo ci sono i cittadini musulmani sottoposti ogni giorno a nuove restrizioni con la scusa di combattere l'estremismo». Ho voluto ripotare le stesse parole del rappresentante del regime.
Invece se ci fosse stata una dura politica di condanna internazionale con il richiamo degli ambasciatori e l'espulsione dei rappresentanti diplomatici del regime dei mullah dal territorio europeo non ci sarebbe stata assolutamento un oltraggio del genere da parte di Teheran.
A nome della comunità iraniana condanniamo fermamente la convocazione dell'ambasciatore Alberto Bradanini e chiediamo al governo italiano di dimostrare la fermezza e la determinazione nel condannare le barbarie e la feroce repressione dei dimostrantir e allo stesso tempo auspichiamo il sostegno politico a favore dei ragazzi e delle ragazze che scendono quotidianamente nelle strade di Teheran e di altre città gridando "morte a Khameneie e morte al dittatore". Bisogna anche tenere alta la guardia su quanto accade a Teheran e di ignorare queste meschine tattiche intimidatorie e terroristiche tipiche dei mullah iraniani. La storia ci ha insegnato che il segreto della vittoria e della soppravvivenza della resistenza iraniana( che ha dominato l'altro ieri tutte le piazze iraniane in occasione del 9 luglio anniversario della rivolta degli studenti di Teheran), è nella loro fermezza e determinazione nel proseguire la strada della liberazione del popolo iraniano da uno dei più feroci tirannie del mondo contemporaneo.
Italia può contare sul nostro sostegno e appoggio e deve seguire la giusta e ammirevole linea adottata dal suo ministro per le politiche comunitarie On. Ronchi che ha pubblicamente condannato l'uso della violenza contro i dimostranti e ha espresso la sua solidarietà con il popolo iraniano.
karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia E per l’Iran i torturatori saremmo noi
di Gian Micalessin


Si sa, da un po' di tempo a questa parte è sempre colpa di noi italiani. E così anche la Repubblica Islamica ci prova. Dopo un'elezione trasformata in una partita a rubamazzetto, dopo un mese di scontri di piazza con venti morti ufficiali e chissà quanti non ancora dichiarati, dopo l'arresto e la tortura di centinaia di esponenti dell'opposizione chi è il violento? Chi è lo Stato canaglia colpevole di scatenare la polizia e di farsi beffe dei diritti umani? «Ça va sans dire» la nuova dittatura, il nuovo regime illiberale pronto ad agitare i manganelli dei questurini per mettere a tacere gli oppositori è soltanto l'Italia.
Non ci credete? Consolatevi, mentre leggeva la convocazione del ministero iraniano degli Esteri non ci credeva neppure Alberto Bradanini, nostro ambasciatore a Teheran. Sgranava gli occhi e scorreva quel comunicato con cui il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad condannava «l'uso della forza da parte della polizia italiana impegnata a reprimere le manifestazioni degli oppositori al G8».
In attesa di ascoltare le rimostranze del ministero, Bradanini faceva due conti. A Teheran era da poco passato mezzogiorno, in Abruzzo non erano manco le dieci. Dunque se il corteo degli oppositori del G8 da Paganica alla stazione dell'Aquila non era previsto prima delle 14 qualcuno a Teheran giocava d'anticipo. Si sbagliava.
I sensibili esponenti del regime iraniano erano in ambasce per la sorte di Max Gallob e degli altri esponenti dei Centri sociali arrestati per gli incidenti del 18 maggio scorso a Torino in occasione del G8 dell'Università. Quel giorno raccontano i verbali delle nostre Questure, il Max Gallob e i suoi amici caricavano le forze dell'ordine con arieti di plexiglas e ferro e poi non paghi ci davano dentro con pietre, cubetti di porfido ed estintori. A dar una mano ci si metteva anche il cittadino iraniano Omid Firouzi Tabar, un ricercatore sul libro paga dell'università di Urbino prontamente rientrato a Teheran per evitare un mandato di cattura della nostra magistratura. Per fortuna ora Tabar è al sicuro. Più che sicuro. Rischierà di venir fatto a fette dai basiji se si farà trovare in un dormitorio dell'università o di ritrovarsi in una cella con un cappio al collo, ma non dovrà più temere la spietata repressione di marca italiana.
Quanto a noi le nostre colpe non si ferman certo lì. Allo sconcertato ambasciatore Bradanini i funzionari di Teheran hanno contestato ieri anche l'omicidio dell'egiziana Marwa Sherbini, una signora musulmana uccisa a coltellate in un tribunale di Dresda da un tedesco di origini russe denunciato per diffamazione. Voi come il nostro povero ambasciatore vi chiederete e l'Italia che c'entra? «L'omicidio della signora Sherbini, l'indifferenza dall'occidente e dei membri del G8 come il vostro - ha spiegato a Bradanini il direttore generale per l'Europa del dicastero iraniano - sono solo un esempio del modo equivoco con cui Paesi come il vostro gestiscono i diritti umani e quelli delle minoranze. Soprattutto se di mezzo ci sono i cittadini musulmani sottoposti ogni giorno a nuove restrizioni con la scusa di combattere l'estremismo». E come ogni vero colpevole anche il nostro ambasciatore è rimasto, ieri, senza parole.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO