mercoledì 22 settembre 2010

Maxi sequestro di esplosivo a Gioia Tauro. Le indagini




UN'ALTRA PROVA DELLA PARTECIPAZIONE DELL'IRAN NELL'ARMAMENTO E NEL FINANZIAMENTO DEI GRUPPI TERRORISTICI MEDIORIENTALI QUALI HAMAS E HEZBOLLAH

22-09-2010
Ansa
L'enorme quantitativo di esplosivo nascosto in un container trasportato da una nave fino al porto di Gioia Tauro è il terzo carico del genere intercettato in poco più di un anno e mezzo mentre era apparentemente in viaggio tra Iran e Siria, due Paesi uniti da circa 30 anni da una solida alleanza "strategica". Nel gennaio del 2009 la nave militare Usa San Antonio, in navigazione nel Mediterraneo, intercettò e bloccò per una ispezione il mercantile Monchegorsk che batteva bandiera di Cipro ed era partito dall'Iran diretto in Siria. A bordo i militari Usa trovarono un ingente quantitativo di armi e munizioni, tra cui razzi e proiettili d'artiglieria. Di sicuro erano armi che non sarebbero dovute uscire dall'Iran, a causa delle sanzioni Onu imposte con la risoluzione 1747, che vieta ogni spedizione di armi da e per l'Iran. Così come quelle che erano a bordo del mercantile Francop, con bandiera dello Stato caraibico di Antigua ma di proprietà tedesca, intercettato e abbordato il 4 novembre scorso dagli uomini-rana di Flottiglia 13, i reparti speciali della Marina israeliana: trasportava oltre 500 tonnellate di ordigni, tra pezzi d'artiglieria, granate, razzi e munizioni per armi automatiche. Secondo Israele si trattava di materiale diretto al movimento sciita libanese Hezbollah, che però smentì prontamente qualsiasi legame con la vicenda. Teheran e Damasco - che invece smentirono anche l'esistenza di armi a bordo della nave - hanno firmato nel 2006 un trattato di mutua difesa contro le loro "minacce comuni", che si è aggiunto ai loro già stretti rapporti politici ed economici. Rapporti che gli Stati Uniti vorrebbero invece vedere allentati, tanto che nel febbraio scorso il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha esplicitamente esortato Damasco a "cominciare a prender le distanze" dall'Iran. La risposta, è arrivata nel giro di poche ore, con la cancellazione delle restrizioni rappresentate dalla richiesta di visti d'ingresso ai cittadini dei rispettivi Paesi. E, ancora più esplicito, proprio da Damasco, il presidente Mahmud Ahmadinejad, rivolgendosi alla Clinton disse il giorno stesso: "Lei chiede di aumentare la distanza tra i nostri Paesi, ma questo è davvero impossibile...perché tra Siria e Iran non c'é alcuna distanza". E un'ennesima prova di questo si è avuta appena quattro giorni fa, quando lo stesso Ahmandinejad, andando a New York per l'assemblea generale dell'Onu, ha fatto tappa a Damasco. (ANSA)

 
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