domenica 5 settembre 2010

Sakineh: centomila firme al nostro appello

ROMA

Gigantografie nelle città, proteste e manifestazioni hanno sospeso per il momento la condanna a morte della donna iraniana accusata di adulterio. Il figlio Sajjad: "Sospesa non vuole dire annullata, non mollate". Anche Repubblica ha risposto all'iniziativa delle testate francesi Le Monde e de Le Nouvel Observateur

ROMA - Il volto di Sakineh appare negli angoli delle città. Foto di occhi enormi. E i sassi diventano l'orrore. Una gigantografia è stata esposta a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, due enormi foto sono state collocate all'ingresso delle sede della Provincia di Brindisi dal presidente della Massimo Ferrarese. Una richiesta per uno striscione con la foto è stata già fatta al presidente del Consiglio regionale della Campania, Paolo Romano. "L'Italia ha sottoscritto la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali, che prevede anche l'abolizione della pena di morte, pertanto le nostre istituzioni sono tenute a battersi perché essa venga abolita anche in quei Paesi che non l'hanno sottoscritta. A partire da Sakineh", ha detto Rosi Bindi, presidente dell'Assemblea nazionale del Pd. "Ci aspettiamo che il governo agisca con determinazione per salvare questa vita".

All'iniziativa lanciata dalle testate francesi Le Monde e de Le Nouvel Observateur si è associata anche Repubblica (oltre al quotidiano belga in lingua francese Le Soir, allo spagnolo El País e al lussemburghese Tageblatt): il nostro appello ha raggiunto le 100mila adesioni 1. Sul sito de Le Nouvel Observateur, uno spazio 2 riporta a Repubblica per le adesioni e la stessa cosa accade sul sito de La Libre Belgique 3, mentre continuano ad arrivare lettere di solidarietà dal mondo della politica, della cultura, della scienza, dello sport e dello spettacolo. Il sindaco di Roma ha affisso una gigantografia della donna iraniana, madre di due figli, nella piazza del Campidoglio, sotto ci sono le rose rosse mandate dal capitano della Roma, Francesco Totti (FOTO 4).

Se ieri 2 settembre 5 (FOTO 6) un centinaio di persone si sono riunite a Roma davanti alla sede dell'ambasciata dell'Iran, in via Nomentana, per protestare contro la condanna, dalla Francia continuano a arrivare messaggi di solidarietà. Dal sindaco di Parigi Bertrand Delanoe, dal regista Claude Miller, dalle cantanti Jane Birkin e Charlotte Gainsbourg. E se le critiche da parte di un quotidiano conservatore iraniano, hanno fatto in modo che per Carla Bruni sia stato dedicato uno spazio sul sito internet della presidenza 7 della repubblica francese che invita chi lo desidera a manifestare il proprio sostegno alla première dame inviando "una lettera all'Eliseo o una e-mail", le quattro politiche del governo Berlusconi Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Giorgia Meloni e Stefania Prestigiacomo, hanno accettato di essere intervistate e fotografate insieme per 'A' per sostenere la causa.

"Vi prego, non vi arrendete. Siete voi ancora una volta che tenete le nostre mani. Se voi non ci foste, mia madre sarebbe già morta". E' l'appello di Sajjad 8, il figlio 22enne di Sakineh Mohammadi Ashtian, intervistato dal filosofo francese Bernard-Henri Lévy. Ora solo una mobilitazione internazionale può salvare sua madre, ha detto Sajjad, condannata alla morte per lapidazione dopo l'accusa di adulterio e di complicità nell'omicidio del marito. Grazie agli appelli internazionali infatti la condanna a morte di Sakineh è stata provvisoriamente sospesa. Ma "sospesa non vuole dire annullata", ha detto ancora Sajjad che poi ha parlato di condizioni di detenzione "molto dure" della madre nel carcere di Tabriz (ovest dell'Iran), dove "viene sottoposta a incessanti interrogatori da parte degli inquirenti iraniani". "Mia madre non ha fatto niente, niente, e rischia la lapidazione", ha ribadito Sajjad. "Intanto il vero assassino è libero".

Anche la musica si è mossa per i fiori al posto dei sassi. Jovanotti ha scritto una lettera a Repubblica. Al festival MiTo - in apertura stasera con un concerto alla Scala di Milano dell'orchestra del Gewandhaus di Lipsia, diretta da Riccardo Chailly - sarà letto un appello per Sakineh. E così sarà ogni sera, prima di ogni concerto della manifestazione che si dividerà tra Milano e Torino, fino al 23 settembre. Lettere sono arrivate 9 anche da Roberto Saviano, Cesare Prandelli, Isabelle Huppert, Sandro Veronesi, Fernando Savater, Valèry Giscard D'Estaing, Isabelle Adjani, Umberto Veronesi. E le firme continuano a piovere, perché non piovano pietre.

(03 settembre 2010) © Riproduzione riservata

 
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